L'USB E' PRONTA ALLA LOTTA E AL CONFLITTO SENZA SE E SENZA MA

IL CORAGGIO DI CHI HA SCIOPERATO E MANIFESTATO IL 20 NOVEMBRE DIVENTA UNA RISORSA IN PIU' PER IL SINDACATO UNITARIO DI BASE

Napoli -

BENI CULTURALI E TURISMO: USB RIBADISCE IL PROPRIO NO A QUALSIASI TENTATIVO DI TAGLIARE I DIRITTI DEI LAVORATORI E LA DEMOCRAZIA NEI LUOGHI DI LAVORO.

La trattativa convocata dall’Aran per integrare l’accordo sui servizi minimi essenziali del comparto Ministeri si è conclusa con un nulla di fatto. La riunione era finalizzata ad applicare nel comparto Ministeri i contenuti del decreto legge 20 settembre 2015, n° 146 convertito in legge il 12 novembre 2015 n° 182, e pubblicato in gazzetta ufficiale il 15 novembre u.s. , emanato in tutta fretta dal governo a seguito dell’ormai “famosa” assemblea del Colosseo, che tanto clamore ha suscitato sui media. Assemblea, presa come pretesto prima dal Governo, e poi dal Parlamento che hanno trasformato in legge, il decreto, per aggredire pretestuosamente i lavoratori e i loro diritti a partire dal diritto di sciopero. E così la fruizione del patrimonio storico e artistico della “nazione” è entrata a far parte, paradossalmente, dei servizi pubblici essenziali, alla stregua dei pronti soccorso, innescando un meccanismo destinato a produrre, se non fermato in tempo, un effetto pilota che si ripercuoterà inevitabilmente su tutti gli altri servizi pubblici. Un paradosso suffragato dalla situazione specifica in cui versa il Ministero dei Beni e delle Attività e del Turismo, il cui organico, massacrato dai tagli ripetuti ai fabbisogni e dal mancato turn-over, non consente, se non ai minimi termini, la tanto decantata fruizione dei servizi istituzionali e del patrimonio culturale garantito dalla Carta Costituzionale. La risposta da parte sindacale è stata un NO generalizzato alla proposta fatta dall’Aran. Quindi al di là delle considerazioni giuridiche legate alla legittimità e alla probabile anticostituzionalità della norma, comune a tutte le OO.SS.; l’USB ha volutamente riportato la discussione su un piano essenzialmente politico-sindacale, affermando la piena contrarietà a qualsiasi norma o accordo che limiti ulteriormente il diritto di sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori del Ministero dei Beni Culturali e degli Enti Locali. L’attacco al diritto di sciopero e alle libertà democratiche sui posti di lavoro - leit motiv che accomuna tutti i Paese dell’ Unione Europea, segno evidente di una politica autoritaria e antipopolare che tende a soffocare qualsiasi forma di opposizione. Questo ulteriore attacco va respinto con forza e determinazione. L’USB E’ PRONTA ALLA LOTTA E AL CONFLITTO

 

IL CORAGGIO DI CHI HA SCIOPERATO

E MANIFESTATO IL 20 NOVEMBRE

Ad una settimana dalla mattanza di Parigi, in pieno clima emergenza con ripetuti allarmi bomba, il 20 novembre più di ventimila lavoratrici e lavoratori del settore pubblico hanno manifestato a Roma, Milano e Napoli l’opposizione ad una Legge di Stabilità che liquida con sedici centesimi al giorno dal 2016 la vertenza per il rinnovo dei contratti dei lavoratori pubblici fermi dal 2009, mantiene il blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione e riduce drasticamente da 8.000 a 1.000 il numero delle aziende partecipate con conseguenze che si annunciano pesantemente negative per la tenuta dei servizi territoriali.

Molti di più i lavoratori che hanno partecipato allo sciopero del lavoro pubblico promosso per quella giornata dalla USB, i dati come al solito tardano ad arrivare. Probabilmente qualche centinaio di migliaia di dipendenti della pubblica amministrazione, lavoratori delle ditte che gestiscono i servizi esternalizzati ed LSU-ATA della Scuola. Punte di partecipazione molto alte in alcune sedi dell’INPS, dove si è registrata un’adesione che ha sfiorato il 50%.

Uno sciopero coraggioso, in un contesto sociale di rassegnazione nei confronti delle politiche di austerità prodotte in questi anni e di paura per i venti di guerra sempre più forti. L’UNICO SCIOPERO CONTRO LA LEGGE DI STABILITA’, a rimarcare ormai una differenza abissale e incolmabile tra chi mantiene saldamente un ruolo sindacale nel Paese, inserendo anche il tema della guerra all’interno delle manifestazioni, con lo striscione d’apertura « Vostre le guerre, nostre i morti » e chi si limita alla rappresentazione di facciata di una debole opposizione alle politiche del Governo Renzi, chiamando le lavoratrici e i lavoratori del pubblico impiego in piazza di sabato esclusivamente sulla vertenza contrattuale.

Sono tempi, questi, in cui è richiesto coraggio e determinazione, per continuare a sostenere il progetto di ricostruzione del movimento dei lavoratori nel Paese, con lo sguardo rivolto anche alle analoghe esperienze di altri paesi europei. Lo sciopero del lavoro pubblico del 20 novembre è una tappa del percorso ed è proprio nei momenti difficili

 

che il coraggio e il cuore delle lavoratrici e dei lavoratori sono più forti.

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