ANM BENE COMUNE: IL DEBITO LO DEVE PAGARE CHI LO HA GENERATO! SERVE UNA MOBILITAZIONE POPOLARE PER DIRE NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DEI SERVIZI PUBBLICI E ALLA MACELLERIA SOCIALE.
Sono circa 290 i pullman che l'Azienda Napoletana Mobilità mette realmente in circolazione su di un totale di circa 565. Questo perché dispone di una flotta molto vecchia e con un'età media superiore ai 16 anni, ma ci sono anche il 30% dei pullman con età superiore ai 20 anni. Il servizio attualmente va avanti a fatica, sono frequenti le soppressioni dei servizi e i ritardi sulle linee.
Presso il deposito di Via delle Puglie è concentrato il maggior numero di bus: 225 su circa 565 del parco attivo (assicurato). La metà del parco presente presso il deposito circa 108 (bus) è stato immatricolato prima del 1999 (mezzi che con i loro 19 anni avrebbero teoricamente esaurito il ciclo di vita utile per la messa in esercizio).
Sembra assurdo che dirigenti e funzionari che hanno accompagnato l’ANM al fallimento impegnino il loro tempo ad elaborare statistiche fuorvianti dalla realtà, nel tentativo di nascondere l’evidenza, un trasporto pubblico al collasso, senza piuttosto riconoscere che quello di ANM non è un servizio all'altezza della città. Basterebbe mettersi in viaggio con i pendolari napoletani tra disagi, proteste e ritardi quotidiani, trattati come cenerentola nella loro odissea quotidiana, per provare l’esasperazione di chi è costretto a muoversi su treni e autobus stipati come bestie.
Le misure finora attuate dall’ANM, in particolare dall’ex amministratore unico Ciro Maglione, seppur rappresentano un passo avanti contro sprechi, sacche parassitarie e mala gestione da sole non bastano a garantire il salvataggio e il rilancio della partecipata, evitando interventi di macelleria sociale e ulteriori disservizi al trasporto locale, in particolare nelle periferie.
Il governo ha il dovere di garantire adeguate risorse economiche a copertura dei servizi minimi, i 58 milioni di euro del fondo nazionale trasporti, trasferiti dalla regione Campania a gli enti locali, sono del tutto insufficienti. Il comune di Napoli integra con altrettanti 54 milioni di euro le risorse destinate alla mobilità in ambito urbano e suburbano. Per assicurare i costi di gestione e di esercizio, applicando la tabella nazionale dei costi standard, l’ANM dovrebbe ricevere dal governo circa 160 milioni di euro.
Come USB siamo impegnati da mesi a costruire una mobilitazione popolare, una decisa polarizzazione di classe, invocando la “disobbedienza civile”, nel tentativo di aprire con il governo la “vertenza Napoli/Campania” che rompa con le politiche di austerità, sacrifici e con i famigerati Patti di stabilità che stanno massacrando i nostri territori e – di conseguenza – i lavoratori delle partecipate.
L’ANM è un bene comune, di conseguenza occorre ribellarsi con forza a possibili forme di privatizzazione, anche parziale, del trasporto pubblico locale, in ballo ci sono i diritti dei lavoratori, l’aumento delle tariffe e la riduzione del servizio spacciato per piano di efficienza.