ANM, verso la liberalizzazione del TPL a Napoli. USB: Tanto tuonò che piovve!

Napoli -

Eravamo – purtroppo – stati facili profeti quando nei mesi scorsi lanciavamo l’allarme circa il lento, ma inesorabile, processo di privatizzazione dell’ANM.

Una condizione quella della privatizzazione che se dovesse concretizzarsi, oltre a mettere in pericolo posti di lavoro e diritti contrattuali e sindacali per le lavoratrici e i lavoratori ANM, significherebbe un accertato peggioramento della qualità, della diffusione territoriale e dei costi dei servizi di mobilità urbana ed extraurbana. 

Inoltre eventuali “soggetti privati” sarebbero “molto interessati” al comparto ferro (le varie linee Metro e funicolari) mentre l’area di superficie (Bus, tram e filobus), considerata anche l’età media e lo stato di usura dei vettori, risulterà “poco conveniente e remunerativa” per cui si determineranno “servizi di serie A e servizi di serie B”.

Con buona pace del diritto alla mobilità e le chiacchiere propagandistiche fondate sulle barzellette “Napoli: capitale europea dei Trasporti”!

Del resto basta osservare ciò che accade nelle altre province della Campania ed è possibile riscontrare la frammentazione del servizio e il taglio di linee e percorsi. Una pesante condizione che soffrono, quotidianamente, pendolari, studenti e quanti sono costretti a servirsi di ciò che residua di quello che un tempo era il sistema del Trasporto Pubblico Regionale.

Di chi sono le responsabilità di questa deriva?

Le titubanze, le omissioni ed il vero e proprio voltafaccia del Comune di Napoli verso l’obiettivo della costruzione di un'unica Azienda Metropolitana dei Trasporti, la gestione “allegra” dei conti ANM verso i dirigenti e i funzionari, la mala gestione del personale, la scarsa chiarezza verso la dichiarata linea di condotta dell’Amministrazione Regionale che da sempre spinge per la cannibalizzazione e lo smantellamento del settore trasporto ed il suo affidamento ai privati hanno aperto la strada alle procedure delle cosiddette “Gare di affidamento” che prenderanno il via dal 1 gennaio 2020.

Su questo versante della discussione politica e progettuale il Sindaco di Napoli e l’intera Amministrazione Cittadina devono riflettere amaramente per gli obiettivi che non hanno voluto perseguire e per i quali si erano impegnati sia in campagna elettorale e sia nel programma per la consiliatura corrente.

Eppure come Unione Sindacale di Base abbiamo sempre mostrato interesse verso l’obiettivo della costruzione di un'unica Azienda su scala metropolitana (che superasse positivamente le storiche e mai risolte criticità di ANM e CTP) la quale poteva rappresentare per movimentazione effettuabile ed autorevolezza tecnica e progettuale un possibile contraltare al rullo compressore delle privatizzazioni e delle esternalizzazioni dei servizi.

Che fare?

E’ evidente che quello che si sta prospettando è una battaglia difficile e complessa anche perché le direttive dell’Unione Europea prevedono che a queste gare possono partecipare Aziende anche di altri paesi (vere e proprie multinazionali del settore) le quali certamente non hanno a cuore motivazioni sociali o la salvaguardia dell’occupazione e della qualità del servizio. Queste holding – come dimostra la vicenda della Whirpool in queste settimane – nel momento in cui riscontrano un abbassamento dei loro indici di profittabilità non si fanno scrupolo di ricorrere ai licenziamenti ed alla dismissione dei servizi.

L’Unione Sindacale di Base ritiene che siamo ad un passaggio politico e temporale decisivo per le sorti del Trasporto Pubblico a Napoli e nell’intera area metropolitana.

Su questo terreno di scontro e di vertenzialità occorre uno schieramento ed un pronunciamento di quanti – in questi anni – si sono dichiarati contrari alle politiche di Privatizzazione, di ridimensionamento del diritto alla mobilità e di quanti – anche sul piano giuridico – hanno giudicato antidemocratiche le procedure dei “bandi” in virtù della legislazione europea che privilegia la “centralità del mercato” a discapito della fruizione sociale.

Occorre mettere in campo una mobilitazione vasta ed articolata. I lavoratori del settore, i movimenti di lotta, le associazioni indipendenti e tutti coloro i quali si sono sempre espressi contro la Privatizzazione devono pronunciarsi nettamente.

L’Unione Sindacale di Base ha già indetto – unitamente ad Orsa e Faisa Confail – uno sciopero di quattro ore per il prossimo venerdì 25 ottobre con al centro alcune rivendicazioni che riguardano le condizioni di lavoro e la qualità dei servizi.

Si tratta ora – di fronte alla gravità degli eventi che si annunciano – costruire una salda opposizione affinché dopo il 31/12/2019 l’intero settore dei Trasporti non cada nelle mani di affaristi, speculatori e grassatori.