Cronache dalla repubblica autonoma di Melito di Napoli
Non c'è pace per la scuola pubblica statale, e le scuole della Campania, già chiuse prima per le elezioni e poi per l'allerta meteo dei giorni scorsi, stanno diventando vittima di una follia collettiva indotta da un allarmismo di cui non riusciamo a comprendere le ragioni.
I fatti: il sindaco della ridente cittadina di Melito di Napoli, Antonio Amente, anticipa sul suo profilo facebook la imminente pubblicazione di un'ordinanza che dispone la chiusura delle scuole sul territorio fino al 3 ottobre, a fronte di una generica preoccupazione sull'indice dei contagi nella regione, pur sottolineando che sul territorio cittadino non persisterebbe una situazione preoccupante.
È vero che l'ultimo DPCM proroga al 15 ottobre lo stato di emergenza, dando la possibilità di chiusure mirate laddove gli enti preposti ne ravvisassero necessità, ma è anche vero che lo stesso primo cittadino dichiara che la decisione è dettata da una preoccupazione che a noi appare quanto mai generica. Ricordiamo al signor sindaco che le scuole attivano dei protocolli che, fra le altre cose, prevedono che in presenza di casi, anche sospetti, procedono alla chiusura e alla sanificazione immediata delle strutture.
Forse il sindaco in questione è un po' confuso, dimentica che Melito non è una repubblica autonoma, ma un ente territoriale e che in Italia esiste una Costituzione, nella quale è sancito un diritto irrinunciabile che si chiama “diritto allo studio”, cui tutti, anche quella che lui ritiene essere una repubblica autonoma, devono attenersi.
Chiude le scuole il sindaco, ma non chiude i bar, i ristoranti e tutte quelle attività che possano essere luogo di eventuale contagio. Perché?
Ma ci chiediamo anche perché in tutti questi mesi non abbia fatto la voce grossa perché le scuole venissero messe in condizione di aprire con strutture abbastanza capienti e adatte ad assicurare un adeguato distanziamento e in sicurezza, oppure perché non si sia unito alla protesta che in questi mesi ha animato il dibattito politico sulle carenze strutturali ed ormai incancrenite che attanagliano la scuola pubblica statale, per l'inadeguatezza degli edifici o per la carenza di organici, tanto per quanto riguarda il personale docente che per quello ATA, ed in particolare dei Collaboratori Scolastici, sui quali ricadrà la responsabilità della sicurezza e della pulizia e che hanno visto moltiplicare i carichi di lavoro, a fronte di un organico composto per lo più da personale ormai anziano e ridotto all'osso.
Perché il sindaco non è sceso in una delle tante piazze che in questi giorni si sono riempite di lavoratori, studenti e famiglie? Solo oggi si accorge che le scuole sono in affanno e possono divenire luogo di contagio se non sono messe in condizioni di garantire sicurezza? Ed è ammissibile che la soluzione sia la negazione di un diritto di cui sono portatori le bambine ed i bambini, le ragazze ed i ragazzi dei nostri territori già abbandonati dalle istituzioni in questi anni di tagli?
Signor sindaco, ci dia i numeri dei contagi nelle scuole, ci dica quanti fra personale scolastico ed alunni sono vittime di contagio, in quali scuole si sono verificati casi, ci dica perché chiude le scuole, tutte indistintamente, mentre in altri territori si chiude solo in presenza di una emergenza vera e conclamata. O forse è stato colto anche lei dalla “sindrome dello sceriffo” che le fa ritenere che il suo paese sia un'enclave? Le ricordiamo signor sindaco, che la copia non è mai all'altezza dell'originale!
Ines Caiazzo
Coordinatrice regionale USB Scuola