Il caldo uccide ancora, soprattutto nei campi. Inail in ritardo, servono lo stop alle attività nelle ore centrali e l'introduzione del reato di omicidio sul lavoro
Non si fermano le morti per il caldo nelle campagne: domenica 10 il cuore giovane lavoratore albanese, 20 anni, si è fermato a causa di un malore mentre lavorava in una serra a Fasciano del Massico, in provincia di Caserta. Il decesso si aggiunge a quello del bracciante ucciso dal caldo nelle campagne calabresi pochi giorni fa, mentre a decine si contano le vittime per il ribaltamento dei mezzi o colpiti dalle attrezzature, come accaduto ieri a un trentunenne maliano nel Cuneese.
USB e Rete Iside nelle scorse settimane hanno prodotto una guida che indica le misure da prendere contro il caldo, che potrebbero salvare la vita ai lavoratori, non soltanto a quelli impiegati nelle campagne e nel lavoro bracciantile, ma a tutti coloro che sono esposti allo stress termico e climatico.
Servono, ricapitolando, lo stop delle attività nelle ore più calde della giornata, le pause per il recupero psicofisico con una durata di almeno dieci minuti ogni ora, soprattutto se si lavora con mascherine e DPI perché esposti al rischio Covid-19, distribuzione di acqua e sali minerali per reintegrare.
Lunedì 11 luglio sono uscite anche le linee guida Inail per contrastare lo stress climatico, tramite il progetto “Worklimate: strategie di intervento per contrastare lo stress termico ambientale in ambito occupazionale”. Questo intervento arriva in ritardo: ribadiamo come in particolare grazie allo stop delle attività nelle ore più calde si possano salvare le vite di chi lavora. L’approccio adottato dall’Inail sembra inoltre confermare la correttezza della nostra impostazione, visto che i dati di previsione del rischio per il lavoratore sono forniti su un modello che prevede fasce orarie dalle 8:00 alle 12:00 e dalle 16:00 alle 20:00.
Ad oggi, tra le regioni, soltanto Puglia e Basilicata hanno adottato provvedimenti che prevedono lo stop all’attività lavorativa nelle ore più calde per il lavoro agricolo. Torniamo a ribadire che una simile soluzione va adottata anche da altre regioni, con urgenza, prima che il numero dei decessi per caldo aumenti anche in relazione a previsioni metereologiche che confermano un’estate torrida senza precedenti.
Introdurre il reato di omicidio sul lavoro, invece, rappresenterebbe un elemento di deterrenza reale nel caso simili norme non venissero rispettate, rendendo le speculazioni sulla vita umana che troppo spesso vengono fatte in nome del profitto non più convenienti per la parte datoriale.
Unione Sindacale Di Base
Rete Iside Onlus