ITALGAS E SINDACATI CONFEDERATI VOGLIONO ESCLUDERCI DAI TAVOLI DI TRATTATIVA, USB: SIAMO IL PRIMO SINDACATO NELLA SEDE DI NAPOLI, TENTANO DI DISTORCERE LE REGOLE DEMOCRATICHE.
SULL’ACCORDO ITALGAS DEL 22 NOVEMBRE ’17
La USB, ritenendo che sia in atto un progetto comune fra azienda e sindacati confederati per emarginare il primo sindacato della Italgas della sede di Napoli, che esprime ben 3 membri nella RSU, ha inviato alla Italgas la diffida sotto riportata a seguito della mancata convocazione all’incontro del 22 novembre 2017, che ha portato all’inaccettabile accordo,
A pensar male si fa si peccato ma in genere si indovina. La USB pensa che la Italgas sia lieta di subire i diktat ed i veti dei confederati in relazione alla presenza della USB ad un tavolo di trattative al quale siano presenti anche loro, al punto da venir meno ad accordi firmati fra le parti.
È a riprova, il rimpallo di responsabilità fra i soggetti citati. Da un lato i confederati che si sono ben guardati dall’estendere l’invito ricevuto alle RSU della USB. Dall’altro l’azienda che, a opportune nostre sollecitazioni, ha risposto di aver demandato ai confederati l’importantissimo compito istituzionale degli inviti. Comportamento a dir poco discutibile e mai demandato ad altri.
È certo che non è una dimenticanza, perché abbiamo per tempo interpellato le strutture aziendali. È evidentemente un giochetto concordato fra le parti. È evidente la poca credibilità che entrambi hanno da spendere. È evidente l’intento discriminatorio. È altrettanto evidente che solo l’intervento dei lavoratori e delle forze democratiche di questo paese, potrà mettere fine ad atteggiamenti “simil” mafiosi del genere, reclamando l’approvazione di una legge sulla rappresentanza che risponda ai dettami della costituzione e alle esigenze di democrazia dei lavoratori.
Sicuramente, azienda e sindacati, distorcendo le regole democratiche, hanno pensato di fare il bene dei lavoratori, come quel padre che ammazza di botte il figlio per il suo bene!
Diffida inviata alla Italgas:
Oggetto: Verbale di accordo del 22 novembre ’17 sul nuovo modello organizzativo.
La USB, componenti delle RSU del Gruppo Italgas della sede di Napoli, unitamente all’esecutivo regionale, nel rigettare in modo fermo, sia il merito sia la forma dell’accordo firmato a Roma fra la FILCTEM-CGIL, la FEMCA-CISL e la UILTEC-UIL, il 22 novembre ’17, relativamente al nuovo modello organizzativo, fortemente contestato dai lavoratori e frutto degli accordi dei confederati del febbraio 2017, ritiene che lo stato di agitazione proclamato dalla stessa organizzazione sindacale, sia tuttora vigente.
Come riportato nel primo capoverso di detto accordo (“In data 22 novembre 2017 si sono incontrati in Roma, Italgas S.p.a., anche in rappresentanza delle società del gruppo, le Segreterie Nazionali della FILCTEM-CGIL, FEMCA-CISL e UILTEC-UIL, unitamente alle RSU del Gruppo Italgas supportate dalle segreterie territoriali.”), all’incontro di cui sopra, sarebbero dovute essere presenti le “RSU del gruppo” ma la USB, pur essendo una dei principali artefici delle lotte messe in campo, non è potuta essere presente, non per sua scelta ma perché non invitata, in netto contrasto con quanto testualmente esplicitato nell’accordo del il 22 novembre e riportato in corsivo.
Non comprendiamo le ragioni di un simile comportamento dato che la direzione della Italgas ci ha più volte incontrato in forma ufficiale, sia insieme alla RSU, sia in confronti dedicati, sia ai tavoli istituzionali. Siamo il primo sindacato per iscritti nel Polo Campania e fra i lavoratori della sede di Napoli, il secondo come numero di preferenze alle scorse elezioni delle RSU nello stesso ambito e, a livello di gruppo, quello che, esclusi i confederati, ha il maggior numero di iscritti.
La nostra autorevole presenza all’interno della Italgas è frutto della sottoscrizione da parte della USB, cosa che peraltro ci è costata non poco, dell’accordo interconfederale del 28 giugno 2011; dell’accordo del 31 maggio 2013; dell’accordo interconfederale del 10 gennaio 2014 e dell’accordo interconfederale del 22 giugno 1995 in materia di RLS; nonché degli accordi di settore in merito alla rappresentanza sindacale e di quelli sulle modalità di esercizio del diritto di sciopero ai sensi della legge n. 146/90. Fra i documenti citati abbiamo sottoscritto il “Protocollo Relazioni Industriali”, documento di riferimento in casi del genere e, senza ombra di dubbio, totalmente disatteso in questa circostanza.
Per competenza, come “Protocollo”, si sarebbe dovuto invitare, in primis il “Comitato Relazioni Industriali”, composto “in modo paritetico, da rappresentanti della Italgas e delle Segreterie Nazionali delle OOSS firmatarie del presente Protocollo …”, come recita il “Capitolo 2”, comma “2a”.
Riferendosi sempre ai patti intercorsi, nel caso si fosse voluto avere una platea più ampia, come riportato nell’avviso inviato solo alle segreterie di CGIL CISL E UIL, l’invito sarebbe dovuto essere esteso alle “Strutture sindacali Regionali e Territoriali competenti, il Comitato di Negoziazione della Italgas (da Protocollo: ”eletto dalle RSU, come piena espressione delle medesime, per un totale di 40 elementi complessivi”), gli Esecutivi delle RSU della Italgas su tutto il territorio nazionale”. In ogni una di dette evenienze, la USB sarebbe dovuta essere stata convocata.
Nel domandarci dove siano andati a finire i buoni propositi di corrette relazioni industriali che pure ci erano stati professati dalla struttura “Relazioni sindacali” nell’incontro avuto a marzo del 2017 a Napoli e nell’auspicarci che si possa riprendere il corretto dialogo fra le parti che riteniamo interrotto proprio alla fine di quell’incontro,
DIFFIDIAMO
la Italgas a continuare in atteggiamenti del genere, discriminatori e lesivi sia degli interessi dei lavoratori, sia della reputazione che il Gruppo Italgas ha tenuto, in questi anni, a propagandare in relazione al rispetto delle regole e degli accordi presi, sia al suo interno, sia nei rapporti con le istituzioni (vedi “Codice Etico” e valorizzazione del titolo in borsa). Va da sé che il persistere di tali discriminazioni, oltre a non giovare al buon andamento delle relazioni industriali, ci metterebbe nelle condizioni di addivenire al giudizio degli organismi deputati alla salvaguardia degli accordi firmati fra le parti.
Anche nel merito, l’accordo del 22 novembre 2017, è totalmente da rigettare, sia per la fumosità della parte relativa alle vertenze in atto, sia per il poco chiaro congelamento allo statu quo, che non definisce alcun ambito, sia e soprattutto per l’inaccettabile indirizzo assunto dalla assemblea. In netto contrasto, ancora una volta con i che gli accordi e le intese già citate e sottoscritte dalla USB, nell’accordo del 22 novembre leggiamo infatti la volontà delle parti firmatarie, di restringere le libertà sindacali e di limitare le prerogative dalla RSU.
RIVENDICHIAMO
pertanto, un ruolo attivo nella stesura del nuovo “Protocollo sulle Relazioni Industriali”, di cui si parla nell’accordo del 22 novembre, nelle more di una prossima legge dello stato, che definisca in modo democratico i rapporti fra le aziende, fra le stesse e le organizzazioni sociali nelle quali agiscono e fra queste ed i lavoratori.