Napoli, USB dice no all'accordo sull'apertura a mezzo servizio della linea 6 ANM: non siamo pronti a questa sfida, a rischio diritti e sicurezza

Napoli -

Martedì 16 luglio, alla probabile presenza del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, si inaugurerà la Linea 6 dell'ANM, il "Ponte sullo Stetto" di Napoli, la cui apertura commerciale è programmata per il 17 luglio.

Saranno solo 3 i treni in circolazione che dovranno coprire 5,2 km di percorso tra le stazioni di Mostra e Municipio, 8 stazioni aperte al pubblico e 42 minuti di tempo di giro, con una frequenza prevista di 14 minuti.

Parliamo di un servizio progettato per essere funzionale nel 1990, in occasione dei mondiali di calcio tenutisi in Italia, che ha visto diversi mutamenti di rotta dovuti a problemi organizzativi e soprattutto strutturali.

Ed oggi apre.

Deve aprire, nonostante l'affidabilità complessiva della linea e degli impianti ancora da monitorare, che comprendono anche parti realizzate diversi anni addietro.

A prescindere dalla funzionalità o dalla sua utilità, lo pretende l'amministrazione comunale di Napoli, lo richiede il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) da cui dipendono i fondi.

E per farlo sindacati ed ANM si sono riuniti per circa 16 ore, fino alle 2.00 di notte, per cercare una quadra, visto che manca il personale necessario a copertura del fabbisogno.

Una quadra che come USB abbiamo deciso di non condividere e di contestare alacremente al tavolo sindacale per tre ragioni fondamentali che l'intensa non garantisce:

- condizioni di lavoro dignitose e sicure per il personale di manutenzione che si troverà ad operare in ambienti di lavoro insalubri, in locali sotterranei, irrispettosi delle normative in materia di igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro;

-  Stessa retribuzione a parità di lavoro tra gli operatori della linea 1 e linea 6;

- un esercizio della linea 6 a mezzo servizio, poco funzionale alle esigenze dei cittadini e dei turisti, con costi di gestione esorbitanti frutto della carenza di personale e di pretese assurde da parte del Comune di Napoli.

Una sfida che non siamo ancora pronti ad affrontare e che mette a rischio i diritti e la sicurezza del personale.

Eppure i problemi del trasporto pubblico locale di Napoli sono altri, a partire dal servizio di superficie.

Periferie abbandonate, linee balneari e turistiche insufficienti a gestire l'attuale domanda di mobilità che spesso determina linee soppresse ed utenti abbandonati alle fermate senza alcuna informazione sui disservizi soprattutto nelle ore serali e nei week end.

Ma sembra che questo non importi a nessuno.

Né al Comune di Napoli, né ad ANM, né ai sindacati (tranne a qualche "visionario"), né ai lavoratori stessi, assuefatti da questioni marginali rispetto all'inaccettabile aumento dei carichi di lavoro ed alle conseguenti aggressioni, alle pessime condizioni di servizio ed agli stipendi sempre più bassi, mentre il costo della vita è sempre più alto.

Il Ministro Salvini e l'assessore Edoardo Cosenza venissero ad un attestamento dove i servizi igienici sono indecenti o mancano del tutto, prendessero un autobus senza aria condizionata per due ore tra viabilità inesistente e rabbia dei viaggiatori, ma soprattutto ci risparmiassero queste "passerelle elettorali" che non migliorano la vita di nessuno.

C'è una graduatoria di centinaia di volenterosi operatori d'esercizio che non vedono l'ora di poter dare il loro contributo alla città: vanno chiamati subito in servizio, e poi bisogna investire sulle reali esigenze della gente, sulla sicurezza e la pulizia a bordo dei mezzi e nelle stazioni, sui diritti dei lavoratori.

La Linea 6 ha aspettato 34 anni per entrare in servizio nella sua interezza, nessuno si sarebbe stracciato le vesti se avessimo aspettato ancora.

Chi lavora in prima linea sugli autobus e chi li attende ad una fermata, invece, non può più aspettare.

 

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