SANITÀ PUBBLICA IN CAMPANIA, COSA STA SUCCEDENDO

La Sanità Campana è la più indebitata d’Italia con i suoi 5 miliardi di Euro di debiti;

fino ad alcuni anni fa, il problema veniva “apparato” dall’intervento del governo centrale che ripianava i debiti con il finanziamento a consuntivo.

La maggior parte dei finanziamenti, da anni, vengono utilizzati per mantenere un numero esorbitante di clientele politiche elettorali, da parte dei partiti politici, attraverso i loro referenti: Assessori, manager e organizzazioni sindacali concertative.

 

Napoli -

 

Adesso però è cambiato qualcosa

Con la modifica del titolo quinto della Costituzione, (Federalismo) le Regioni hanno evocato a sé alcune competenze, poteri, onori ed oneri, ma soprattutto, sono cambiate radicalmente le regole ed il sistema precedente dei finanziamenti della Sanità e di tutti gli altri servizi pubblici.

il sistema di finanziamento della sanità, che non è più totalmente e unicamente Nazionale ed a consuntivo, ma preventivo e di due tipi, uno Regionale e uno Nazionale, ma condizionato al raggiungimento di certi obbiettivi, come:

il ripiano dei debiti pregressi.

Obiettivo per la quale la Regione Campania per realizzarlo, ha già una volta imposto un sacrificio ai cittadini della Regione Campania, aumentando loro varie tasse ed imposte locali (accise sulla benzina, tassa di circolazione, irpef reg. e comunale, ecc.) spiegando che era un sacrificio necessario per consentire l’accesso ai fondi Nazionali della Sanità.

 l’età media dei cittadini

 che ha penalizzato le regioni del SUD e la Campania perchè il finanziamento è rapportato all’età dei cittadini, considerando le persone anziane più bisognevole di assistenza sanitaria, perciò il finanziamento sarà minore per le Regioni che hanno una popolazione di età media più giovane come la Campania, e sarà maggiore per quelle con più anziani.

Inoltre, sono attivati altri meccanismi, penalizzanti per la Regione Campania, come il criterio del rimborso per prestazioni fuori Regione          

 A differenza della situazione precedente, dove ogni cittadino poteva essere curato in qualsiasi struttura sanitaria pubblica del territorio Nazionale, indipendentemente dalla sua appartenenza Regionale, perché la spesa era unica e Nazionale, adesso, quando un cittadino si rivolge ad una struttura Sanitaria pubblica o convenzionata, di una Regione diversa da quella di appartenenza, la Regione di appartenenza deve rimborsare le spese Sanitarie all’altra Regione e La Regione Campania è in testa per il numero di prestazioni in altre Regioni, da parte dei propri cittadini, il cosiddetto “turismo sanitario” che incide in modo consistente sulla spesa sanitaria Regionale.

 Un'altra forma di finanziamento, la quale percentuale è destinata ad aumentare sempre di più, fino a diventare l’unica forma di finanziamento è quella Regionale, che essenzialmente, è legata al PIL Regionale, cioe; la percentuale che ogni Regione destinerà al finanziamento della Sanità, sarà propozionato al proprio PIL (prodotto lordo interno), quello della Regione Campania sta negli ultimi posti, dunque, anche questo sarà un ulteriore motivo di penalizzazione. 

 Praticamente, la Regione Campania e la sua Sanità si stanno trovando improvvisamente, costretti a dover diventare per forza, quello che non sono riusciti ad essere, per ragioni e condizioni sociali, economiche e politiche, che risalgono all’unità d’Italia.

La cosa è estremamente difficile, per i danni che sono stati prodotti da anni di gestione scellerata e saccheggio delle risorse e dei beni pubblici da parte dei poteri forti che tradizionalmente hanno comandato nella sanità Campana.

L’arretratezza strutturale, scientifica, clinica e professionale della Sanità Campana, provocata dallo spostamento delle risorse verso altri scopi, estranei a quelli della sanità, e da una politica clientelare e di appartenenza politica e sindacale, nelle carriere e nell’affidamento degli incarichi di dirigenza, che ha determinato l’alto numero di “turismo sanitario” nonché l’arricchimento della sanità privata, non sarà recuperata facilmente.

Nella Regione Campania, il rapporto delle strutture private rispetto a quelle pubbliche, è fuori misura rispetto alla media Nazionale, per molte specialistiche come le riabilitazione e la diagnostica nucleare avanzata, il privato mantiene praticamente il monopolio del mercato.

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 In questa situazione, la Giunta Regionale della Campania, su proposta dell’Assessore alla Sanità, Montemarano, (ex D.G. ASL NA 1, e principale responsabile del disastro finanziario della Sanità) nella seduta del 9/12/05, recependo la legge 311 del 30/12/04 (finanziaria 2005) che subordinava l’accesso al finanziamento integrativo a carico dello Stato, per le Regioni, ad una loro programmazione per ripianare i debiti pregressi, approvava la delibera n. 1843, per l’equilibrio economico delle aziende sanitarie.

Nella stessa delibera, tale compito viene affidato ad una società creata appositamente dalla stessa Regione, di nome So.Re.Sa. S.p.A.

Questa società ha incominciato con  il bandire una gara tra le banche, per un prestito di 1 miliardi e 900 milioni di Euro, da restituire in 30 anni, dando per garanzia, (attraverso la cartolarizzazione) dei beni immobili pubblici, ospedali e altro.

Un altro miliardo e 300 milioni di Euro, saranno recuperati attraverso una riduzione della spesa per il personale del 18% nell’arco dei trè anni, una riduzione di beni e servizi, la chiusura degli ospedali con meno di 150 posti letto, la riduzione della spesa della sanità convenzionata, della farmaceutica, degli acquisti e degli appalti, della spesa per la formazione, per l’acquisto delle protesi, e dall’ottenimento di sconti sui debiti.

Il restante miliardo e 800 milioni di Euro, per arrivare ai 5 miliardi del debito, si otterrà attraverso la tassazione locale, di nuovo, subito dopo le elezioni, di irpef, irap, benzina, ecc.

Tutta questa operazione, può soltanto peggiorare ulteriormente la situazione, la riduzione della spesa del personale, determinerà un peggioramento dell’assistenza ai limiti del blocco delle attività, in quanto, questa spesa, consistente nello straordinario e nelle indennità di pronta disponibilità, riuscivano a reggere un sistema di lavoro fatto di turni di 24 h, nonostante la forte carenza di personale dovuta al blocco delle assunzioni che dura oramai da circa 8 anni.

La riduzione dei beni e dei servizi, dei farmaci e della convenzionata, dei posti letto e delle strutture territoriali, non faranno altro che peggiorare ancora di più il livello quantitativo e qualitativo della Sanità Campana, con il relativo aumento del “turismo sanitario” verso altre Regioni, con un ulteriore aumento della spesa, in più avremo; altre tasse ed imposte Regionali, un debito da far pagare ai nostri figli, una nuova società (la SoReSa) da mantenere, e i beni immobili impegnati con il serio rischio di doverli cedere a qualche banca o comunque ad imprenditori privati. Anche questo è un modo per privatizzare la Sanità.

Di questa situazione, la maggior parte degli operatori del settore e i cittadini comuni, non sanno molto, quelli che invece sanno e sono preoccupati, sono le lobby e i centri di potere interni al settore, questi infatti, sono gli unici che si muovono, ma lo fanno solo e soltanto per assicurarsi che non saranno toccati i loro interessi. Infatti, non si oppongono alla delibera ma rivendicano con energia, di partecipare alle decisioni sui tagli, “far parte della cabina di regia” questo significherà che coloro che pagheranno saranno come sempre, solo i più deboli e i meno responsabili e colpevoli di tutto ciò.

Daltronte, non possono opporsi per un motivo molto semplice, sono tutti dentro il sistema concertativo che vede collusi partiti, sindacati, amministrazioni e istituzioni, in un unico “comitato d’affare” dove si pianificano e si strutturano, gestione, nomine, “controlli”, spese, tagli, chiusure, diritti sindacali, benefici contrattuali, promozioni, ecc. una situazione prodotta dall’aziendalizzazione della Sanità prevista dalla legge 502 e similari, che non può essere migliorata, ma solo cancellata.

Il principio del profitto aziendale, della concorrenzialità, della economicità esasperata, il potere assoluto del D.G. e quello dei partiti di nominarli e controllarli, la lottizzazione politica della Sanità ed il clientelismo sulla scelta di direttori sanitari, Primari e coordinatori, sulla base dell’appartenenza politica e/o sindacale, a discapito e mortificando le capacità professionali, l’uso delle risorse rivolte al mantenimento e all’accrescimento dei consensi politici e sindacali a discapito del miglioramento della Sanità, sono incompatibili con il principio Costituzionale e civile, di garantire a tutti i cittadini l’assistenza Sanitaria, solidale, gratuita e qualificata, pagata dalla fiscalità generale, come era con la 833, che poneva il sistema sanitario Italiano ai primi posti nel mondo ed ha prodotto, anche attraverso la prevenzione sanitaria, (di cui se ne è persa anche la memoria) un allungamento della vita degli Italiani ed una migliore qualità della stessa. 

Per questo motivo, riteniamo che la sola opposizione ai tagli alla Sanità in Campania, previsti dalla delibera Regionale, che pure va organizzata, da sola non può risolvere i tanti problemi della Sanità esistenti in Campania, perchè dipendono soprattutto, da ragioni di tipo Nazionali e politiche, per cui è su queste che occorre intervenire, promuovendo la costruzione di un fronte ampio di mobilitazione e di lotta per rivendicare il ritorno ad un modello di Sanità pubblico, solidale, generalizzato, efficiente e gratuito, libero dagli interessi dei partiti e controllata dai cittadini.