Tirocini del Comune di Napoli: ulteriore “regalo” di soldi pubblici alle APL sulle spalle dei beneficiari ADI
Con Disposizione Dirigenziale n. 55 del 05/05/2025, il “Servizio Politiche a Sostegno del Lavoro” del Comune di Napoli ha approvato un avviso pubblico finalizzato all’acquisizione di domande di partecipazione a Tirocini di Inclusione Sociale, rivolto ai beneficiari della misura di sostegno al reddito “Assegno di Inclusione” non attivabili al lavoro e a soggetti presi in carico dai servizi sociali e/o dai servizi sanitari competenti, residenti nel Comune di Napoli, con un’età compresa tra i 16 e i 59 anni.
Dalla lettura del suddetto Avviso si apprende che i Tirocini in questione saranno gestiti da operatori economici privati che si sono aggiudicati la gara, per la durata di 12 mesi, a valere su 5 settori di attività: il settore “turismo” per un numero di 248 tirocini; quello dedicato ai “Servizi alla persona e Servizi alle imprese” per un numero di 164 tirocini; “Moda, Commercio e Artigianato” per 151 tirocini; “Enti, Cinema e Spettacolo” per 150 tirocini ed infine “Edilizia e Meccanica” per 147 tirocini.
Come già accennato, nell’Avviso Pubblico per la presentazione delle domande di partecipazione si legge, all’articolo 3, che tra i requisiti per partecipare all’istanza vi è: “essere beneficiario o far parte di un nucleo familiare beneficiario della Misura dell’Assegno di Inclusione Sociale (ADI) e non essere attivabile al lavoro (nota MLPS n. 16631 del 03 ottobre 2024) oppure, alternativamente, essere soggetto preso in carico o facente parte di un nucleo familiare preso in carico dai Servizi sociali e/o sanitari del Comune di Napoli”. In primo luogo, l’impostazione dell’Avviso pubblico, appare quantomeno paradossale, per usare un eufemismo, in quanto non è accettabile coinvolgere un bacino di utenza in condizioni di fragilità e non attivabilità al lavoro in attività di stage che per definizione trasformano la stessa in un bacino di manodopera a basso costo a palese vantaggio delle APL vincitrici delle gare e per le operazioni di squallida intermediazione tra domanda e offerta di lavoro ormai appannaggio dei soli soggetti privati.
Rispetto a bandi del passato, notiamo in questo provvedimento un cambio di passo. Eravamo abituati a progetti di politiche attive e di formazione dove utenti percettori di ammortizzatori sociali venivano coinvolti in attività degli enti pubblici (Comuni, Province e Regioni) per sopperire alle carenze strutturali di personale, determinate dalle politiche di contenimento della spesa pubblica e dai limiti imposti dalle famigerate regole di pareggio di bilancio.
In questo caso, invece, vi è – direttamente e discrezionalmente – l’affidamento di questa utenza e dei relativi fondi pubblici disponibili ai datori di lavoro privati e alle loro aziende.
È cronaca di queste settimane l’interminabile sequenza di omicidi sul lavoro che avviene nel nostro Paese. Non in ultimo, la tragedia accaduta alla studentessa di Venezia durante il suo primo giorno di lavoro senza contratto, e a Patrizio Spaiano, morto bruciato vivo in fabbrica, in provincia di Napoli, per un tirocinio di 500 euro al mese.
A tale proposito, è possibile che il Comune di Napoli, che solo qualche giorno fa si è fatto promotore di un presunto “Protocollo d’intesa” con CGIL, CISL e UIL, denominato “Napoli Città Sicura”, possa promuovere allo stesso tempo tirocini in settori, per citarne uno, dell’“Edilizia e Meccanica” per utenti disoccupati che già sono stati considerati dai Servizi per l’Impiego Regionali e dai Servizi sociali comunali, utenti svantaggiati e non attivabili al lavoro?
L’Unione Sindacale di Base ritiene che non possa concepirsi una seria e vera formazione e possibilità di inclusione sociale in un settore come quello dell’edilizia, considerato uno dei settori più a rischio in Italia in termini di infortuni mortali sul lavoro (Nel 2023 si sono verificati 1.041 decessi per infortunio sul lavoro in Italia).
L’Unione Sindacale di Base ritiene che il Comune e gli altri Enti Locali possano produrre nuova occupazione nei variegati comparti dei servizi di pubblica utilità. Le politiche attive per il lavoro non devono costituire un nuovo ed ennesimo regalo al sistema delle imprese, al sottobosco affaristico e clientelare, né al complesso degli interessi e dei profitti delle Agenzie Private per il Lavoro.
Napoli, la sua area metropolitana e l’intera Regione necessitano di occupazione pulita, tutelata contrattualmente e con salari dignitosi, non la miseria dei sussidi e della politica delle mance.
I fondi pubblici che l’Amministrazione Comunale intende impiegare – pochi o tanti che siano – non devono essere utilizzati per determinare ulteriore frammentazione del mercato del lavoro e non devono alimentare gli ennesimi appetiti speculativi.
Occorre cambiare rotta, occorre offrire dignità, garanzie occupazionali e tutela contrattuale e previdenziale vere e durature.
Non serve ulteriore precarietà, né ulteriore “lavoro nero” mascherato, ma posti di lavoro stabili e sicuri.
L’Unione Sindacale di Base denuncerà ogni deriva clientelare e ogni tentativo di finanziamento, diretto o indiretto, finalizzato ad arricchire i soliti noti che lucrano sui progetti, i programmi e gli annunciati piani di formazione professionale.