DIRITTO ALLA PENSIONE E PREVIDENZA TOSSICA
CGIL-CISL-UIL OTTENGONO UNA PROROGA. E LA TRUFFA CONTINUA...
Da anni USB si batte in una campagna a difesa della previdenza pubblica, per il diritto a una pensione giusta e dignitosa. Negli ultimi mesi la campagna nazionale a difesa del Welfare, conferma e rilancia questo impegno.
Dalla Riforma Dini del 1995 nata con la complicità di Cgil-Cisl-Uil, il diritto alla pensione ha subito continui attacchi culminati nel 2012 con l'infame riforma Fornero. La cancellazione del diritto alla pensione è uno degli obiettivi principali che la Troika (Fondo Monetario Internazionale, Unione Europea, Banca Centrale Europea) ha imposto agli Stati "sovrani" e la manomissione di quel diritto rappresenta uno dei disastri peggiori per il mondo del lavoro. L'allungamento dell'età pensionabile e la riduzione dell'assegno pensionistico hanno almeno due drammatiche conseguenze: blocco del mercato del lavoro, quindi di nuove assunzioni e concreta prospettiva di una condizione di indigenza o povertà per chi al termine della propria carriera lavorativa andrà in pensione con un assegno da fame.
Parte integrante di questo disegno che intende smantellare un diritto fondamentale è la nascita della previdenza integrativa o complementare che costringerebbe il lavoratore a cedere il proprio risparmio previdenziale (TFR/TFS) a quei Fondi che dovrebbero gestire i nostri risparmi sul mercato finanziario (azionario e obbligazionario) per poi restituirceli a fine carriera.
Si tratta quindi del più grande furto organizzato del secolo, contro il quale USB si batte da sempre con un'opera di informazione capillare.
In questo furto, com'è noto Cgil-Cisl-Uil hanno una responsabilità diretta. Non è un caso se le peggiori riforme pensionistiche, da Dini alla Fornero siano state silenziate o addirittura sponsorizzate da queste organizzazioni sindacali.
Non è nemmeno un caso che rappresentanti di Cgil-Cisl-Uil siedano nei consigli di amministrazione degli stessi fondi e siano promotori di iniziative ad ogni livello per cercare di convincere le lavoratrici e i lavoratori a riversare il loro TFR/TFS nei fondi integrativi.
Grazie anche alle campagne di USB le adesioni ai fondi ESPERO e PERSEO-SIRIO sono assolutamente marginali, segno evidente che i lavoratori hanno compreso la fregatura. Ad oggi il fondo PERSEO-SIRIO ha meno di 18.000 adesioni una percentuale infinitesimale rispetto alla platea potenziale.
Ciò dovrebbe indurre a far chiudere bottega e licenziare i sindacalisti-gestori per scarso rendimento peraltro in linea con il rendimento finanziario dei fondi stessi. Cosa fanno invece Cgil-Cisl-Uil? Chiedono e ottengono dal Governo, tramite l'A.Ra.N. una proroga al 31/12/2020 del termine per aderire volontariamente ai fondi complementari, scaduto il 31/12/2015.
Avete capito bene: invece di andare all'A.Ra.N. per sbloccare i contratti pubblici fermi dal 2009, siglano una proroga per lo scippo del TFR/TFS!
Nel frattempo si prodigano per pubblicizzare i fondi fra i lavoratori chiedendo alle amministrazioni pubbliche di farsi parte attiva e promotrici di questa gigantesca truffa. E ovviamente fanno affari con i loro Patronati, incaricati di piazzare queste forme di previdenza tossica fra i lavoratori.
Non dimenticano poi di incassare i "gettoni di presenza" - a carico dei lavoratori - per la loro dannosa e truffaldina opera: oltre 150.000 euro solo nel 2014!
Di truffa si tratta, se pensiamo a ciò che accade sui mercati finanziari scossi da speculazioni, banche che falliscono, obbligazioni spazzatura. E di truffa si tratta, dato che il 5% dei risparmi dei lavoratori sono investiti in azioni, investimenti che possono intaccare anche il capitale e il 95% in obbligazioni. A prima vista sembrerebbe una scelta solida, ma vedendo la composizione del portafoglio obbligazionario si scopre che quasi il 58% di queste obbligazioni non hanno un rating cioè nulla si sa della loro rischiosità, mentre il 30% ha un rating con tripla BBB quindi con una concreta possibilità di default del titolo a medio o lungo termine!
L'unica strada per garantire il diritto alla pensione passa quindi per la difesa della previdenza pubblica e una tappa obbligata di questo non facile ma necessario percorso è mandare a casa Cgil-Cisl-Uil. Da tempo non si occupano più di difendere i diritti di chi lavora e anzi banchettano sulla macelleria sociale dei vari governi obbedienti alla Troika.
USB Pubblico Impiego