L'ULTIMA TENTAZIONE DI FAUST
Comunicato n. 35/13
Questa volta gli organizzatori della pantomima inscenata per illustrare la bontà della previdenza privata, utilizzando tecnologie del nostro Istituto di previdenza pubblica (a quali spese?), non hanno avuto neppure il tempo di raccapezzarsi.
Alla terza slide che, a caratteri cubitali, illustrava ai pochi convenuti con un blu acceso che “l’iscrizione al Fondo resta volontaria” (e ci mancava pure che fosse obbligatoria), la videoconferenza affronto sul Fondo Sirio è stata prima sospesa e poi definitivamente interrotta grazie alla mobilitazione dei delegati della USB.
Il capo del personale è riuscito a malapena a presentare in qualche modo una videoconferenza informativa che non avrebbe dovuto trovare alcuno spazio in uno qualunque degli stabili dell’INPS, tanto meno presso la Direzione Generale. Mentre i tristemente noti mestieranti di professione (gli ex sindacalisti che oggi siedono addirittura nel consiglio di amministrazione del Fondo), annusata l’aria, hanno pensato bene di tagliare la corda anzi tempo, lasciando ad un intimorito direttore generale del Fondo l’ingrato compito di aprire il convegno e provare a biascicare qualcosa, senza peraltro riuscirci.
Che qualcuno venga in casa nostra a parlarci di pensioni, sciorinando (come lui stesso ha ammesso) cifre sulle relative entità ci è sembrato francamente il top.
Questa volta Faust ce l’ha fatta, nel senso che gli organizzatori dell’informativa non hanno proprio avuto il tempo (e l’impudenza) di rammentare agli astanti il seguito della farsa e cioè “l’impossibilità di recedere poi dal contratto una volta sottoscritto” dall’ultimo dei colleghi evidentemente sprovveduto. Ammesso che ce ne sia ancora qualcuno in giro.
Già, perché all’interno del mefistofelico Fondo non è prevista la possibilità di un ripensamento e dunque non si può più tornare indietro. Una eventualità negata espressamente al singolo dipendente in maniera del tutto arbitraria a tal punto da sollevare più di un legittimo dubbio di costituzionalità sull’intera operazione.
Fortunatamente nella sala Mancini della DG all’uopo predisposta, a questa vera insulsaggine non ci si è neppure arrivati, perché il direttore generale del Fondo, dopo un saluto impacciato di circostanza, ha pensato bene di darsela a gambe. Programma naturalmente saltato e collegamento, in business TV con tutta una pletora di funzionari e dirigenti cui la stessa era indirizzata, interrotto con tanti saluti alla registrazione della videoconferenza non più disponibile in mediateca. Siamo tuttavia giunti al terzo sia pur fallimentare tentativo, dopo quello del 30 aprile scorso all’INAIL e quello del 26 giugno presso la direzione metropolitana all’Amba Aradam, dei soliti piazzisti alla disperata ricerca di insperate adesioni. Contro i quali assicuratori privati sia chiaro non abbiamo nulla, ma proprio non riusciamo a comprendere per quale motivo si ostinino a fare pure i sindacalisti.
A distanza di un anno, essendo il Fondo operativo dal 19.10.2012 e numeri alla mano, il tracollo completo della previdenza complementare anche nel Pubblico Impiego è ormai sotto gli occhi di tutti. E restano allora due semplici domande da porsi: perché mai i vertici dell’amministrazione persistono nell’avallare simili patti col diavolo? Quanto è costata al nostro Istituto quest’ultima pagliacciata? Alle quali, se ne può aggiungere una terza: avremo mai una risposta decente??